Cari colleghi traduttori, vi capita mai di pensare a come tradurreste una certa parola o frase mentre state visitando un Paese straniero, vicino o lontano che sia?
E vi capita mai di pensare che la traduzione sia un vero e proprio viaggio?
A me spesso, per non dire quasi sempre. Una volta appresone il segnificato, mi ritrovo a riflettere su alcune parole o frasi che incontro nella mio viaggio e a come potrebbero essere rese nella mia lingua madre.
Questo a riprova che amo talmente tanto il mio lavoro, che lo stimolo a trovare “l’equivalenza perfetta” è sempre presente e attivo.
Sono anche una grande appassionata di viaggi e proprio ieri una mia collega ed io ci siamo scambiate esperienze in vari Paesi in giro per il mondo. Adoro viaggiare e conoscere culture diverse, credo sia un arricchimento personale inestimabile.
In passato mi è anche capitato di lavorare a delle guide di viaggio e il turismo è uno dei miei settori di specializzazione, grazie anche al lavoro con i turisti che ho svolto nei miei primi anni da neo laureata e che mi ha accompagnata per diversi anni della mia vita.
Mi ritengo una persona fortunata per avere avuto la possibilità di entrare in contatto con molte persone provenienti da Paesi e culture diversi, dalle quali ho potuto anche apprendere espressioni e parole che non conoscevo. E ho avuto anche la fortuna che queste si siano rivelate utili nel lavorare su alcuni testi.
Spesso la traduzione è vista come un ponte tra diverse culture e un vero e proprio viaggio. Da traduttrice e viaggiatrice, non posso che essere d’accordo.